Archisal- Villa Vetta Marina COPERT

Restauro e recupero funzionale dei magazzini di Villa Vetta Marina

COLOPHON

Progetto architettonico:


ARCHISAL Studio Salmoni Architetti Associati

DETTAGLI

Luogo: Sirolo (AN)

Anno di redazione: 2009

Anno di realizzazione: 2011 – 2013

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Villa Vetta Marina, è ubicata nel comune di Sirolo, lungo la strada comunale di San Francesco, a picco sul mare a circa cento metri di altitudine e contornata da un grandissimo parco di alberi ad alto fusto dalla estensione di oltre tre ettari. La proprietà, che si sviluppa lungo l’ultimo crinale delle collina alta che segna il confine tra il Comune di Sirolo e il Comune di Numana, ha il suo ingresso principale lungo la strada di collegamento, tra i nuclei storici. Il progetto ottocentesco della villa, si sviluppa secondo l’asse nord sud tramite una sequenza intervallata di manufatti architettonici, spazi aperti, corti, giardini e belvedere.

L’impianto del complesso della villa segue l’impostazione planimetrica delle ville signorili in uso nel territorio che si ritrovano in molti complessi della costa marchigiana di questo periodo. I cortesi, Signori feudatari di Sirolo, di origine germanica, donarono il preesistente convento Benedettino a San Francesco nel 1215, al ritorno del Santo della sua missione in Marocco. Nel 1685 l’antica chiesa ed il convento furono ampliati dall’imperatore del Sacro Romano Impero Leopoldo d’Austria e dall’ imperatrice Eleonora ad istanza di un illustre sirolese, Padre Giuseppe pellegrini, che era predicatore alla loro Corte. Il convento fu poi acquistato dal cavaliere Federico Bianchelli che lo ristrutturò e in parte lo demolì insieme alla chiesa elevando la villa secondo i progetti dell’ing. E. Cesaroni.

Della chiesa rimane l’antico campanile del 1200 e la cisterna del convento. L’immobile oggetto di intervento, che sin dalla sua costruzione è parte integrante del complesso della villa padronale, è composto da due distinti corpi di fabbrica: il primo, quello costruito sulla base delle preesistenze del convento, da sempre adibito a granaio, mentre il secondo corpo costituito da un ampliamento Ottocentesco era adibito a magazzini e residenza.

La fabbrica, di natura compatta ed orizzontale, si sviluppa secondo una pianta rettangolare di 30 metri di lunghezza per 18 di larghezza con ingresso principale e posti sul lato ovest in posizione centrale. Al suo interno, si sviluppa la scalinata che conduce ai livelli superiori, il tutto impostato su impianto pressoché simmetrico. I prospetti ricalcano i principi neoclassici delle ville signorili dell’epoca rispettando la perfetta simmetria delle facciate. I vari livelli sono sottolineati da marcapiani e marca davanzali, che evidenziano maggiormente la tessitura dei mattoni rossi e delle pietra del Conero. I prospetti sulla corte interna sono invece molto semplici e ricalcano i preesistenti prospetti del convento e quindi privi di qualsiasi ornamento.

Il progetto racconta le diverse fasi di sviluppo della villa, trattando in modi differenti i due corpi su cui si è intervenuti. Se da un lato il corpo ottocentesco, maggiormente manomesso, ha visto la sostituzione dei solai in legno e della copertura, dall’altra ha ottenuto una forte attenzione progettuale concentrata nella sublimazione degli elementi architettonici di valore, come ambienti del piano terra con i grandi archi e la scala interna, che seppur nella povertà di linguaggio e di forme mantengono una dignità e una eleganza nelle proporzioni che parla della vita di rurale.

Il corpo duecentesco, nel quale trovano collocazione due loft, mantiene le grandi dimensioni dell’aula della vecchia chiesa, attraverso un inserimento misurato e attento di nuovi volumi interni, che lasciano comunque traguardare lo spazio nella sua interezza. Al piano terra, le stratificazioni della storia di questo luogo, si arricchiscono di un ulteriore particolare: il ritrovamento dell’abside diventa parte integrante del progetto.